L’evoluzione del paesaggio in Italia
I differenti e caratteristici paesaggi di cui si compone l'aspetto esterno, legato alla natura, del nostro Paese, sono prevalentemente improntali a particolari forme della vegetazione. Queste forme e aspetti prevalenti sono legati sia alla vegetazione naturale sia al modo in cui l'uomo, specie negli ultimi due millenni, ha modificato e plasmato la vegetazione per ritrarne mezzi di sussistenza (paesaggi agrari e paesaggi silvo-pastorali).
Il manto vegetale di alberi, arbusti ed erbe che ricopre il nostro Paese ha subito grandissimi cambiamenti nei milioni di anni che ci dividono dalla prima apparizione di forme di vita sulla terra.
Purtroppo le nostre cognizioni sugli antichi e antichissimi paesaggi, vegetali in Italia non sono complete.
Tuttavia, poiché la Penisola ha avuto una origine abbastanza recente, sono le ultime vicende geografiche quelle che più ci interessano in merito alle origini del manto vegetale.
I documenti fossili più antichi sono stati ritrovati in ardesie delle Alpi occidentali e orientali, della Sardegna orientale e centrale e della Sicilia. Queste rocce si sono formate nel tardo periodo geologico detto Paleozoico (circa 300-500 milioni di anni or sono).
La formazione di queste rocce deriva dalla fanghiglia di regioni paludose litoranee e di estuari in cui sono rimasti racchiusi resti di vegetazione come Crittogame - felci enormi - e alcune Gimnosperme (piante con semi nudi, cioè non racchiusi nell'ovario) che ricordano le attuali conifere.
Probabilmente quel clima e quella vegetazione erano costituiti da immense masse boscose, che coprivano, sotto un cielo umido e caldo, fondi emergenti da lagune o margini di estuari soggetti a inondazioni o anche laghi, con prevalenza di alberi giganteschi provvisti di enormi rizomi che aderivano al fondo melmoso.
Le scogliere del Mesozoico
Nell'Era Mesozoica (durata forse 150 milioni di anni) tutte le terre italiche vennero sommerse, salvo un complesso di isole nell'arca sardo-corsa, calabra e alpina. In questo mare del Mesozoico furono probabilmente molto imponenti le scogliere coralline, simili a quelle oggi esistenti nell'Oceano Pacifico. La vegetazione di queste isole era costituita da boscaglie di felci, da moltissime cicadofite, simili alle palme, e da equiseti. Verso la metà dell'era, nel periodo Giurassico, aumentano le Gimnosperme, rappresentate da molte conifere, tra cui il genere ancor oggi superstite rappresentato dal ginkgo, araucarie. sequoie e, sulla fine del periodo Cretacico, veri e propri pini e cedri.
Nell'Era Terziaria (50 milioni di anni fa) si manifesta la differenziazione dei climi che, nell'era precedente, erano indifferenziati. All'inizio dell'era, un accentuato raffreddamento del clima alle latitudini settentrionali determina un grande spostamento floristico da nord verso sud.
In questa fase, si vengono a differenziare grandi gruppi di vegetali, che diventeranno poi la vegetazione mediterranea e dell'Europa centrale. A nord di questi, si sviluppa una grande fascia di vegetazione a Carja e Platanus che, successivamente, nel Quaternario venne completamente distrutta dall'avanzare delle glaciazioni, con la sola esclusione dell'America settentrionale.
Ancora più a nord, si è venuto differenziando un gruppo che comprendeva specie arboree sempreverdi come pini e ginepri, querce sempreverdi e querce caducifoglie termofile (che amano le zone climaticamente più favorite). Questo tipo di vegetazione si afferma, nel Pliocene, nelle terre che gradualmente emergono, come quelle delle pianure centrali dell'Europa.
Sulle terre gradualmente emerse, permangono ancora molti tipi tropicali, in via di impoverimento man mano che la foresta si sposta a sud: nel Miocene, questa foresta permane in Egitto. Subentrano tipi subtropicali (Ficus, Laurus, Magnolia) e temperati come fagacee e conifere. Persistono alcune palme: alla fine del Terziario, nell'area mediterranea, sopravvive solo la palma nana. Successivamente, si forma, fin dal Pliocene, una zona in cui prevalgono raggruppamenti a querce sempreverdi, destinati a formare le foreste di leccio e la macchia.
Nei diversi periodi del Terziario (50 milioni di anni) si sono formati, in più riprese, i grandi rilievi alpini e viene pure sollevandosi la catena appenninica, dapprima come isole discontinue interrotte da bracci di mare, poi, sempre nel Pliocene, in continua elevazione. Della flora pre-Quaternaria delle Alpi resta qualche contingente in stazioni di rifugio ai margini di zone invase dai ghiacciai. Molte specie alpine si sono differenziate da ceppi mediterranei, cioè da tipi di pianura o da preesistenti montagne mediterranee, come, per esempio, i Senecio.
Tra il Pliocene e il Quaternario si è verificato un nuovo sollevamento, che ha gradualmente condotto l'Italia ai contorni e rilievi attuali. Al principio del Quaternario, la vegetazione conserva ancora caratteri pliocenici, permangono ancora magnolie, sequoie, taxodi, liquidambar e zelkove, ma poi, lentamente, queste specie si estinguono, mentre in America e in Asia poterono permanere perché non ostacolate nella loro discesa verso sud da catene trasversali di montagne come quelle europee.
Le grandi glaciazioni
Si verificarono poi i sensibili mutamenti climatici che portarono alle grandi glaciazioni; si formarono i ghiacciai che, dalle montagne neoformate scesero fino a invadere le valli, mentre la calotta glaciale si estendeva occupando grandi aree anche nell'Europa media.
In questi periodi, nell'Europa meridionale, si svilupparono foreste e il litorale mediterraneo aveva probabilmente grandi somiglianze
con quello attuale della Svezia. Durante la quarta e ultima glaciazione, detta Würm, la foresta ad abete rosso, pino silvestre e abete bianco scendeva fino alle coste tirreniche vicino a Viareggio.
Ogni ritiro di ghiacciai favori il ritorno a nord e la risalita sulle montagne della vegetazione forestale che era emigrata a sud. Cosi il pino silvestre, la betulla, le querce caducifoglie ritornavano a nord, seguiti poi da abete bianco, faggio e abete rosso.
Dopo l'ultimo periodo interglaciale, si accentuano le presenze di quella che e la vegetazione attuale. I protagonisti sono i principali alberi delle foreste europee, costituiti da specie isolate: un faggio (Fagus sylvatica), un perciò (Picea excelsa), un abete (Abies alba) hanno formato boschi imponenti.
A sud della Penisola e in Sicilia permangono piante terziarie lauriformi come Laurus canariensis e Persea, ma durante le fasi di più accentuata aridità proseguiva sempre più l'impoverimento della vegetazione.
In epoca storica, l'azione dell'uomo sulla vegetazione è stata più accentuata di quella dovuta a vicende climatiche; infatti, causò la distruzione delle foreste alpine, padane e appenniniche e la loro sostituzione con vegetazione infestante e avventizia.
La Pianura Padana è il maggior esempio, in Italia, di paesaggi vegetali completamente determinati e schematizzati dall'uomo. Così dove, fin dalla preistoria, dominavano foreste e paludi sono state introdotte specie differenti da lontani Paesi: dalle coste settentrionali dell'Africa e dell'Asia, l'olivo, il cipresso: dall'Oriente, gli agrumi; dall'Asia centrale, la vite; dal Nuovo Mondo, la robinia; dall'Australia, gli eucalipti, le acacie e tante altre numerosissime specie.